01/15 ottobre 2001
Con la medicina in associazione
nascerà
un nuovo generalista
M omento travagliato
per la medicina generale che si trova a fare i conti con una riforma del
Servizio sanitario nazionale, la terza in poco più di vent'anni,
per di più con il cambio di ben tre ministri dal suo varo, una nuova
maggioranza di governo e le regioni che, proprio sulla sanità e sull'
assistenza, chiedono di avere mano libera. In questi anni -
e in particolare dopo la riforma-ter voluta dall'allora ministro Rosy Bindi -
si è molto parlato di trasferimento dell'assistenza sul territorio per
liberare gli ospedali di compiti non loro e ridurre così la spesa sanitaria.
Nel contempo il dibattito si è acceso attorno al budget che alcuni avrebbero
voluto imporre ai medici di medicina generale, budget poi ridotto a budget di
distretto ma con l'invito ai medici a cercare forme di associazionismo che
migliorassero l'assistenza al cittadino. Su entrambi i temi si sono sprecati dibattiti, analisi, commenti,
ricerche ed ora, che la strada pareva ormai tracciata e
quando un buon numero di generalisti aveva sperimentato con una certa
soddisfazione il lavoro in gruppo, ecco che si fanno strada una serie di perlplessità, non solo dei medici ma anche di qualche economista. Le ostilità,
se così possiamo definirle, le ha aperte Virginio Bosisio , presidente
della Snamid (società scientifica vicina al secondo sindacato dei generalisti,
lo Snami), affermando che l' associazionismo aprirà la porta alla scomparsa
della medicina generale in quanto andrà a ledere quel rapporto fiduciario
medico-paziente che finora è sembrato essere il cardine dell'assistenza
territoriale.
E non a caso tutte le indagini condotte in questi ultimi anni hanno sempre posto
il medico di famiglia al primo posto nel gradimento dei paziente, distaccando di
molte lunghezze qualsiasi specialista o struttura del Ssn. Per Bosisio, di fatto, con l' associazionismo dei generalisti si andrebbe verso una
sorta di "americanizzazione" della sanità italiana o, meglio, a una schematizzazione fredda dei rapporti con i
pazienti che in ambulatorio troverebbero non più il sanitario di propria
fiducia ma un pool di medici. Un bel guaio! Per Giuseppe Messina, presidente
della Federazione regionale degli ordini della Lombardia, tutto ciò potrebbe
comportare il rischio di aprire le strada al contatto diretto dei pazienti con i
vari specialisti bypassando il medico di fiducia, che non esisterebbe più in
quanto tale essendo sostituito da un pool organizzato. Per contro Fiorenzo
Corti, segretario lombardo del sindacato Fimmg, è più ottimista: nel lavoro
in associazione vede, al contrario dei colleghi, l'opportunità di superare il
concetto stesso di budget in quanto il pool, producendo servizi e mantenendo
nella propria orbita i pazienti meno gravi anziché dirottarli in ospedale o
dallo specialista, porterebbe a un risparmio pur mantenendo alto il livello delle prestazioni. Certo, resta il dubbio sottolineato
dallo stesso Corti: nel contesto generale conta di più la vecchietta che cerca soprattutto il rapporto umano nel
medico di famiglia oppure il paziente-medio che invece chiede un generalista
sempre più disponibile? E' difficile trarre una conclusione definitiva. A
questo punto il contenzioso deve coinvolgere tutti i medici che dovranno
trasferire ai propri rappresentanti messaggi chiari, ma certamente dovranno
convincere i propri assistiti che l'assistenza ha esigenze nuove e pertanto
sarà necessario trovare un compromesso. Nell'interesse di tutti: pazienti,
medici e casse del Ssn.
Marino Casella