Una ricerca condotta dalla Fimmg Lombardia con il
Cergas Bocconi rivela ancora problemi ed esitazioni |
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I pregiudizi sulla medicina di gruppo | ||||
Una ricerca
sulla attuale situazione della medicina associativa rivela ancora un
vecchio modo di concepire la professione. Deve essere acquisito in misura
più completa il concetto di gruppo, in cui tutti i singoli membri
decidono per consenso e non per autorità |
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do posto, seguiti dai vantaggi di tipo economico incentivi, condivisione delle spese). Dal questionario emerge anche che l'organizzazione effettiva del lavoro di gruppo è sostanzialmente diversa da quanto |
Di fatto, nella pratica
quotidiana, tale confronto si traduce in consulti estemporanei tra i
medici per i casi più difficili. L'aggiornamento professionale avviene più facilmente attraverso eventi formativi organizzati dall' |
sostiene Antonio Brambilla, autore della ricerca insieme alla ricercatrice Cergas, Jennifer Landau - consiste in un miglioramento della qualità dell'assistenza. Con l'ampliamento dell'orario di ricevimento, la copertura assistenziale dovrebbe essere continua, grazie alla possibilità di rotazione dei pazienti >>. Di fatto dall'indagine è emerso che la rotazione avviene se non in casi di estrema urgenza, e ciascun membro continua a ricevere quasi esclusivamente i propri pazienti. Poco usata l'agenda unica Alcuni gruppi esercitano in una sede unica,
altri gestiscono l'orario in sedi diverse. Le visite per appuntamento con
agenda unica sono la regola solo nel 12 per cento dei casi; in molti
gruppi esistono invece situazioni miste, con alcuni medici che ricevono
per appuntamento ed altre no. |
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Un'opportunità non ancora ben
interpretata dai medici italiani, che deve ancora trovare lo spazio per
crescere e apportare tutti i suoi potenziali benefici: questo il quadro
che emerge da uno studio sulla medicina di gruppo nella regione Lombardia,
curato dalla sezione regionale della Fimmg e dal Cergas Bocconi, e appena
pubblicato sul numero di marzo del "Giornale italiano del medico di
famiglia". Lo studio è stato condotto sui gruppi riconosciuti nella regione Lombardia, indagando su due aspetti: la percezione che i medici hanno dei vantaggi della medicina di gruppo e l'adesione dei comportamenti di fatto ai modelli individuati dalla convenzione Gruppi ancora piccoli Ne è risultato che per oltre la metà (56 per cento) i gruppi sono piccoli, costituiti da due o tre persone. I medici percepiscono come vantaggio principale la possibilità di confronto culturale; i vantaggi di tipo organizzativo (facilità di sostituzione, estensione dell'orario di ricevimento) vengono al secon- |
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Qualche diffidenza, ma vantaggi evidenti |
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I vantaggi dichiarati - In ordine di importanza decrescente sono di tipo culturale (scambi con i colleghi), organizzativo (sostituzioni, ampio orario di visita) ed economico (incentivi, condivisione di spese) | ||||
I limiti reali - Il confronto culturale e la formazione non sono strutturati all'interno del gruppo. La rotazione dei pazienti avviene raramente o è addirittura disincentivata. | ||||
Un difetto strutturale - Un forte limite alla medicina associativa è la retribuzione in base al numero di scelte, che alimenta un clima di sfiducia tra i membri del gruppo. | ||||
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desiderato e dichiarato dagli stessi medici. Il confronto culturale con gli altri membri non risulta strutturato. Solo in un caso sono utilizzati i seminari interni; gli abbonamenti a riviste sono a titolo individuale, così come la frequentazione di corsi di aggiornamento. Poco diffusa anche la peer review. |
Asl per tutto il distretto. L'informatizzazione è distribuita in modo disomogeneo: alcuni gruppi hanno server centrali, computer collegati in rete e software condivisi; altri hanno solo alcuni membri informatizzati; altri ancora utilizzano software differenti. << Il vantaggio per il paziente - |
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Prevale il timore di perdere i pazienti Manca ancora la fiducia reciproca |
<< Ci vuole tempo per conoscersi >> |
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<< Fare funzionare
organizzazioni di questo tipo, in cui le decisioni si prendono per
consenso e non per autorità, non è semplice >>, ammette Antonio
Brambilla, medico di famiglia e autore della ricerca. << Il buon
funzionamento del gruppo prevede che i gruppi si concedano tempo per
conoscersi a vicenda, per ragionare e prendere decisioni >>. La
scelta dei soci dovrebbe pertanto essere fondata sopratutto sulle
affinità culturali piuttosto che sulle simpatie personali >>. Nella
pratica quotidiana possono contribuire al buon funzionamento del gruppo
l'applicazione di linee guida, nel tentativo di giungere a comportamenti
terapeutici e prescrittivi omogenei. Dovrebbero essere programmati momenti
formativi interni, per discutere di temi quali le difficoltà di relazione
con i pazienti e familiari con la Asl o l'azienda ospedaliera. |
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La medicina di gruppo in Italia si inserisce
in un contesto competitivo: nel mercato del lavoro del medico di medicina
generale esiste una competizione per "tenersi" il paziente, e
proprio questa sembra essere una delle cause della applicazione solo
parziale dei modelli di medicina associativa. Sembra permanere quindi, la regola non scritta del vecchio modo di lavorare da soli, secondo la quale l'importante è conservare il proprio bacino di pazienti. La retribuzione del medico variua a seconda del numerio di assistiti, e questa situazione può di fatto influenzare alcuni comportamenti professionali. Ne è un esempio il fatto che la rotazione dei |
pazienti è rara e in alcuni casi viene
addirittura disincentivata. Di fatto questo atteggiamento indica come nel gruppo non sia ancora acquisito il concetto di una entità organizzativa basata sulla fiducia reciproca. Tutto ciò si traduce in una mancata identità professionale, nel senso che stentano a valorizzarsi le qualità distintive dei medici di famiglia. Quello che si rende necessario è un radicale cambiamento dell'atteggiamento dei singoli medici verso l' idea del gruppo, a cui si devono accompagnare azioni da parte delle Asl e dei soggetti sindacali che sostengono e valorizzino la medicina associativa. |
fonte: www.ilmedicodifamiglia.it